Gli Ugri andarono vicino a Kiev, presso quella che ancora oggi si chiama la montagna degli Ugri [Ugorska]. Arrivarono alle rive del Dnepr e alzarono le loro tende, perché erano nomadi come lo sono ancora oggi i Polovcy. Essi venivano dall’Oriente, superarono le grandi montagne che sono chiamate montagne degli Ugri e si misero a combattere i Vlachi e gli Slavi che vivevano in queste regioni. Gli Slavi vi si erano stabiliti ma poi i Vlachi sottomisero la terra slava; poi gli Ugri scacciarono i Vlachi, riconquistarono la terra e vi si stabilirono con gli Slavi dopo averli sottomessi, e da allora ha il nome di Ugria.
E gli Ugri si misero a far la guerra ai Greci, e devastarono la Tracia e la Macedonia fino a Tessalonica [Salonicco]. Poi fecero la guerra ai Moravi e ai Cechi. E tutti erano un popolo slavo: gli Slavi insediati sulle rive del Danubio e già sottomessi agli Ugri, i Moravi, i Cechi, i Ljachi e i Poljani chiamati oggi Rus’.
È per loro, per i Moravi, che sono state create le lettere, che poi presero il nome di scrittura slava, quella che è in uso nella Rus’ e presso i Bulgari Danubiani.
Quando gli Slavi [di Moravia] furono battezzati, i loro principi, Rostislav, Svjatopolk e Kocel, si rivolsero all’imperatore Michele dicendo: «Il nostro paese è battezzato, ma non abbiamo maestri per predicare, istruirci e spiegarci le Sacre Scritture. Noi non comprendiamo né la lingua greca, né la lingua latina, così alcuni ci spiegano in un modo e altri in un altro, quindi non capiamo il significato dei libri sacri. Inviaci dunque maestri che siano capaci di spiegarci la lingua dei libri e il loro spirito». Sentendo queste parole, l’imperatore Michele riunì tutti i filosofi e ripeté loro ciò che chiedevano i principi slavi, e i filosofi dissero: «C’è a Tessalonica un uomo chiamato Leone che ha due figli che conoscono bene la lingua slava, due associazione culturale Larici – http://www.larici.it figli sapienti e filosofi». Intendendo ciò, l’imperatore fece dire a Leone a Tessalonica: «Mandami subito i tuoi due figli, Metodio e Costantino». Sentendo ciò, Leone glieli mandò rapidamente, e loro andarono dall’imperatore, il quale disse: «Ecco che gli Slavi mi hanno chiesto un maestro per spiegar loro i libri sacri; ciò è il loro desiderio». Egli ordinò loro di partire e li mandò nel paese degli Slavi da Rostislav, Svjatopolk e Kocel; e appena loro giunsero composero le lettere slave, e tradussero l’Apostolo [contenente gli Atti e le 21 Lettere degli Apostoli] e i Vangeli. Gli Slavi si rallegrarono molto di udire la grandezza di Dio nella propria lingua, quindi i due tradussero il Salterio, l’Ottoico e altri libri. Ma alcuni si misero a disprezzare le lettere slave dicendo: «Nessun popolo ha il diritto di avere proprie lettere, se non gli Ebrei, i Greci e i Latini, come testimoniò Pilato nell’iscrizione sopra la croce del Signore».
Il papa di Roma, udendo ciò, rimproverò coloro che mormoravano contro i libri slavi, dicendo: «Che si compiano le parole della Scrittura: “Che tutte le lingue glorifichino Dio”, e ancora: “Che tutte le differenti lingue esaltino la grandezza di Dio, come dallo spirito Santo sarà dato loro rispondere”. E se qualcuno disprezza la scrittura slava, che sia bandito dalla Chiesa fino a quando si sia ravveduto perché “questi sono dei lupi e non pecore: che occorre riconoscere dai loro frutti e guardarsi da loro”. Ma voi, figli di Dio, ascoltate i Suoi insegnamenti, e non respingete gli insegnamenti della Chiesa, così come ve li ha trasmessi Metodio, il vostro maestro» [cfr. At 2,4; Mt 7,15-16]
Costantino ritornò dunque, e andò a istruire il popolo bulgaro, mentre Metodio restò in Moravia. In seguito, il principe Kocel nominò Metodio vescovo di Pannonia, sulla cattedra dell’apostolo Andronico, uno dei settanta discepoli secondo l’apostolo san Paolo. Metodio chiamò due preti, abilissimi scribi, ed essi tradussero tutti i libri santi, dal greco in slavo in sei mesi, dal marzo al 26 di ottobre. Quando terminarono, resero grazia e gloria a Dio che aveva benedetto il vescovo Metodio, successore di Andronico, perciò l’apostolo Andronico è il primo maestro del popolo slavo venuto in Moravia. Anche l’apostolo Paolo era giunto in Moravia e vi aveva insegnato, perché l’apostolo Paolo è venuto dall’Illiria dove si trovavano gli Slavi prima dell’arrivo di Paolo. E perciò san Paolo è il maestro del popolo slavo, al quale apparteniamo anche noi della Rus’, e ha lasciato al popolo slavo come vescovo suo successore Andronico. Ma il popolo slavo e il popolo russo sono dei Varjaghi che presero il nome Rus’, ma prima erano Slavi e, sebbene venissero anche chiamati Poljani, essi parlavano la lingua slava. Si chiamavano Poljani perché dimoravano in pianura [pole, in russo] ed essi parlavano la stessa lingua degli Slavi.