NOTEdiSTORIA

Oleg mandò inviati a concludere la pace e a porre le condizioni tra Greci e Russi e raccomandò loro di prendere come base l’intesa da lui conclusa con gli imperatori Leone e Alessandro:

«Noi, della stirpe russa: Karl, Inegeld, Farlaf, Vel’mud, Rulav, Gudy, Ruald, Karn, Frelav, Ruar, Aktevu, Truan, Lidul, Fost e Stemid, noi siamo stati inviati da Oleg, gran principe della Rus’, e da tutti i suoi principi illustri e grandi bojari a lui sottomessi, a voi Leone, Alessandro e Costantino, grandi autocrati e imperatori greci in nome di Dio, per il mantenimento e la conferma dell’amicizia esistente da molti anni tra i Cristiani e la Rus’, secondo la volontà dei nostri grandi principi e conformemente ai loro ordini, e da parte di tutti i Russi sottomessi alla loro autorità.

«Con l’aiuto di Dio, desideriamo rinsaldare la nostra serenità e rendere manifesta l’amicizia tra i Cristiani e la Rus’, noi abbiano molte volte riconosciuto come cosa giusta di proclamarla non solamente con semplici parole ma anche con uno scritto e un fermo giuramento, formulato sulle nostre armi secondo la nostra fede e il nostro costume.

«Ora gli articoli del trattato che noi abbiamo deliberato, in nome della fede in Dio e dell’amicizia, sono le seguenti: «Il primo riguarda la promessa della pace con voi, Greci, per amarci l’un l’altro con tutta la nostra anima e tutta la nostra volontà, e noi non permetteremo, sebbene sia in nostro potere, che qualcuno di coloro che sono sottomessi ai nostri illustri principi commetta contro di voi frode o delitti. Noi ci sforzeremo, secondo le nostre forze, di conservare ora e sempre, Greci, un’amicizia perfetta e incrollabile tal quale noi abbiamo conclusa, scritta e sancita con il giuramento. Da parte vostra, Greci, osserverete la medesima amicizia, incorruttibile e immutabile, in tutti i secoli per il nostro principe russo e per tutti coloro che sono assoggettati al nostro illustre principe russo.

«E per ciò che tocca i misfatti ci accordiamo come segue. Se ci sono prove evidenti, si farà un rapporto certo; se una parte è dubbia, si farà giurare secondo religione la parte certa e dopo sia inflitta la pena in ragione del fatto. Se un Russo uccide un Cristiano o un Cristiano un Russo, che egli perisca dove ha compiuto l’omicidio. Se egli fugge dopo avere compiuto il delitto ed è ricco, allora il suo più vicino congiunto prenda la parte dei suoi beni e colui che cattura l’omicida riceva altrettanto secondo legge. Se l’assassino è fuggiasco e povero, che lo si cerchi fino a quando sia catturato e allora muoia.

«Se qualcuno colpisce con la spada o altra arma, per quel colpo o ferita, pagherà cinque libbre d’argento secondo la legge russa, e se il colpevole è povero che costui dia ciò che ha, che sia spogliato delle sue vesti e, per la rimanenza, che egli giuri, secondo la sua fede, che nessuno può aiutarlo, e allora che si cessi di perseguirlo.

«Se un Russo ruba a un Cristiano o se un Cristiano ruba a un Russo, e il derubato prende in flagranza il ladro e quest’ultimo oppone resistenza, che sia ucciso, né i Russi né i Cristiani saranno perseguiti per l’omicidio e il derubato riprenderà quanto ha perso. Se il ladro si consegna, che il derubato lo prenda e lo leghi; e il ladro renderà il maltolto in triplice misura. Se un Russo a un Cristiano o un Cristiano a un Russo ruba con la violenza qualche oggetto, che ne paghi tre volte il valore.

«Se una tempesta sospinge una nave greca su una riva straniera e che la trovi qualcuno di noi Russi, che costui vada in aiuto della nave e del suo carico, e che li rimandi in seguito in un paese cristiano, e che li si accompagni attraverso tutti i posti pericolosi fino a che siano in sicurezza. Se la nave è trattenuta dalla tempesta o da qualche ostacolo che viene da terra e non può arrivare alla sua destinazione, noi Russi soccorreremo i rematori di quella nave e porteremo in salvo essi e il loro intero carico, se ciò avviene presso la terra greca. Se un simile incidente avviene a una nave vicino alla terra russa, noi la condurremo alla terra russa quindi si venderà tutto quello che si può vendere del carico di quella nave, dopodiché noi Russi tratterremo il denaro del vascello e quando andremo in Grecia sia per fare commercio, sia in ambasciata presso il vostro imperatore, renderemo con onore il prezzo del carico. Ma se succedesse che qualcuno di una nave greca sia ucciso o colpito da noi Russi oppure derubato, allora i colpevoli saranno puniti secondo quanto sopra enunciato.

«Se un prigioniero russo o greco viene venduto in un paese straniero e incontra un Russo o un Greco, che questi, dopo aver accertato che sia un Russo o un Greco, lo riscatti e lo riporti nel suo paese, e a chi l’ha riscattato si renderà il prezzo del riscatto oppure gli sarà offerto il corrispettivo del costo di uno schiavo. Se qualcuno in guerra diventa prigioniero dei Greci, lo si rinvierà nella sua patria, e si pagherà per lui, così come è stato detto, secondo il suo valore.

«Se l’imperatore andrà in guerra, quando farà una spedizione e i Russi vorranno onorare il vostro imperatore, tutti coloro che vorranno andare con lui e restarvi non verranno ostacolati dalla Rus’. Se un Russo, di dove venga, è fatto schiavo e venduto in Grecia oppure se un Greco, di dove venga, è venduto nella Rus’, che sia riscattato con venti libbre d’oro e ritorni in Grecia [In altre traduzioni si specifica che queste norme valgono per russi e greci “cristiani”.].

«Se venisse rubato un servo russo o fuggisse o fosse venduto con la forza, i Russi ne porteranno reclamo e, se la loro dichiarazione sarà dimostrata, il servo sarà riportato nella Rus’. E se i mercanti perdono un servo e lo richiedono, che lo cerchino e lo riprendano dopo averlo trovato; ma se qualcuno non lascia fare questa ricerca al mercante [o: non esibisce le prove], che egli perda lui stesso il suo schiavo. «Se muore qualcuno dei Russi che servono in Grecia presso l’imperatore cristiano senza avere disposto dei suoi beni, e se egli non ha genitori in Grecia, che i suoi beni siano resi ai suoi genitori in Russia. Se ha lasciato disposizioni, il designato riceverà i beni a lui lasciati per iscritto come erede, e prenderà questa eredità dai Russi che fanno commercio [in Grecia] o da altre persone che vanno in Grecia e che vi hanno conti. «Se un malfattore passa dalla Russia in Grecia, e i Russi lo richiedono all’imperatore cristiano, che sia preso e ricondotto anche contro la sua volontà in Russia. I Russi faranno la stessa cosa per i Greci se succedesse qualcosa di simile.

«E per confermare in modo irremovibile questa pace tra voi, Cristiani, e noi Russi, abbiamo fatto scrivere questo trattato da Ivan su due pergamene che è stato firmato dal vostro imperatore di sua propria mano: in presenza della santa Croce e della santa e indivisibile Trinità del vostro vero Dio, ciò è stato sancito e rimesso ai nostri ambasciatori. E noi, abbiamo giurato al vostro imperatore, che regna su voi per volontà di Dio, secondo la legge e le usanze del nostro popolo che noi non ci allontaneremo, né nessuno dei nostri, dalle condizioni di pace e d’amore stipulate tra noi. E abbiamo consegnato questo scritto al vostro governo per essere custodito, per intesa comune, a confermare e annunciare la pace conclusa tra noi. La seconda settimana del mese di settembre, indizione XV, anno della fondazione del mondo 6420 [912] dalla creazione del mondo».