Instituta vitae et conversationis Anselmi Cantuariensis archiepiscopi litterarum memoriae traditurus, primo omnium vocata in auxilium meum summa Dei clementia et majestate, quaedam brevi dicam de ortu et moribus parentum ejus, ut hinc lector advertat de qua radice prodierit quod in studiis nasciturae prolis postmodum fulsit. Pater igitur ejus Gundulphus, mater Ermemberga vocabatur. Utrique juxta saeculi dignitatem nobiliter nati, nobiliter sunt in Augusta civitate conversati. Quae civitas confinis Burgundiae et Langobardiae, Ermembergam in se edidit; Gundulphum in Langobardia natum, civem sui ex advena fecit. Conjuncti sunt lege conjugali, ambo divitiis non ignobiles, sed moribus ex quadam parte dissimiles. Gundulphus enim saeculari deditus vitae, non adeo curam suis rebus impendere, sed habita frequenter ab re distribuere, intantum ut non modo largus atque beneficus, verum etiam prodigus atque vastator a nonnullis aestimaretur. Ermemberga vero bonis studiis serviens, domus curam bene gerens, sua cum discretione dispensans atque conservans, bonae matrisfamilias officio fungebatur. Mores erant probi et irreprehensibiles, ac juxta rectam considerationem ratione subnixi. Haec fuit vita ejus, in hac dum vixit permansit, in hac finem vitae sortiri promeruit. Gundulphus vero circa diem obitus sui, spreto saeculo monachus factus, monachus defunctus est.
Dovendo trasmettere alla memoria scritta la vita e il modo di vivere di Anselmo, arcivescovo di Canterbury, invocherò anzitutto l’aiuto della somma clemenza e maestà di Dio, e inizierò raccontando brevemente le origini e i costumi dei suoi genitori, affinché il lettore possa comprendere da quale radice sia germogliato il frutto che più tardi avrebbe brillato negli studi del figlio.
Suo padre si chiamava Gundulfo, sua madre Ermemberga.
Entrambi erano nati nobilmente, secondo la dignità del secolo, ed erano vissuti in modo altrettanto nobile nella città di Aosta.
Questa città, confinante con la Borgogna e la Lombardia, diede i natali a Ermemberga, mentre Gundulfo, nato in Lombardia, vi divenne cittadino pur essendo originario di un'altra terra.
Si unirono in matrimonio, entrambi non privi di ricchezze, ma con caratteri in parte dissimili.
Gundulfo, infatti, era dedito alla vita mondana e non si curava molto della gestione dei suoi beni, ma spesso dissipava le proprie sostanze con larghezza, tanto che alcuni lo consideravano non solo generoso e benefico, ma persino prodigo e sperperatore.
Ermemberga, al contrario, era dedita a nobili occupazioni, amministrava saggiamente la casa, distribuiva e conservava le sue risorse con discernimento, adempiendo pienamente al ruolo di buona madre di famiglia.
La sua condotta era irreprensibile e fondata su una solida ragionevolezza.
Così visse, così perseverò fino alla fine, e con tale rettitudine meritò di chiudere la sua vita terrena.
Gundulfo, invece, sul finire dei suoi giorni, rinnegò il mondo, prese l’abito monastico e morì da monaco.
Traduzione in italiano a cura di Note di Storia, pubblicata a solo scopo divulgativo e per facilitare la comprensione del testo.