NOTEdiSTORIA

Crevit ergo puer et ab omnibus diligebatur. Mores etenim probi in eo erant, qui magnopere eum diligi faciebant. Traditur litteris, discit, et in brevi plurimum proficit. Necdum attigerat aetatis annum quintum decimum; et jam qualiter secundum Deum vitam melius instituere posset, mente tractabat, idque concepit apud se, nihil in hominum conversatione monachorum vita praestantius esse. Quam assequi cupiens, venit ad quemdam sibi notum abbatom, rogans illum ut se monachum faceret. Sed abbas, voluntate illius agnita, quod petebat inscio patre illius, ne offenderet animum ejus, facere recusavit. At ille in suo proposito perstans oravit Deum, quatenus infirmari mereretur, ut vel sic ad monachicum quem desiderabat, ordinem susciperetur. Mira res! Ut enim Deus declararet quantum etiam in aliis de suae pietatis auditu confidere posset, preces illius exaudivit, ac illi protinus validam corporis debilitatem immisit. Acriter igitur infirmatus ad abbatem mittit, mortem se timere pronuntiat, orat ut monachus fiat: praefato timore obstante non fit quod postulabat, et hoc quidem quantum ad humanum spectat [ al., tantum spectabat] examen. Caeterum Deus, quem futura non fallunt, servum suum ipsius loci conversatione noluit implicari, propterea quod alios quosdam in sinu misericordiae suae reconditos habebat, quos ut postmodum claruit magis, per illum ad suam voluntatem in posterum disponebat informari. Post haec sanitas redit juveni; quodque tunc nequibat, in futuro se per gratiam Dei facturum mente proponit.

Il fanciullo crebbe ed era amato da tutti.

Infatti, possedeva costumi retti e virtuosi, che lo rendevano molto amato.

Fu affidato agli studi e si applicò con grande impegno, facendo rapidi progressi in breve tempo.

Non aveva ancora raggiunto il quindicesimo anno di età, e già rifletteva su come potesse meglio orientare la sua vita secondo Dio.

Dentro di sé giunse alla convinzione che nulla, nella condizione umana, fosse più eccellente della vita monastica.

Desiderando dunque abbracciarla, si recò da un abate a lui noto e lo supplicò di accoglierlo tra i monaci.

Ma l’abate, pur riconoscendo la sua volontà, si rifiutò di esaudire la sua richiesta, poiché il padre del giovane ne era all’oscuro e temeva di offenderne i sentimenti.

Tuttavia, Anselmo, fermo nel suo proposito, pregò Dio con ardore, chiedendo di ammalarsi, affinché, almeno in punto di morte, potesse essere accolto nell’ordine monastico che tanto desiderava.

E cosa meravigliosa!

Dio volle dimostrargli quanto potesse confidare nella Sua misericordia, ed esaudì la sua preghiera: lo colpì con una grave infermità.

Afflitto da una forte malattia, Anselmo mandò a chiamare l’abate e gli dichiarò di temere ormai la morte, supplicandolo ancora di concedergli l’abito monastico.

Ma il timore dell’abate prevalse ancora una volta, e ciò che il giovane chiedeva non fu concesso – almeno secondo il giudizio umano.

Tuttavia, Dio, che conosce il futuro, non volle che il suo servo si vincolasse alla vita di quel monastero, poiché aveva in serbo per lui altri uomini, nascosti nel grembo della Sua misericordia, che, come si sarebbe poi chiarito, Egli intendeva affidare a lui per essere guidati sulla via della salvezza.

Dopo questi eventi, il giovane recuperò la salute, e nel suo cuore decise che, anche se non gli era stato possibile allora, con la grazia di Dio avrebbe realizzato il suo proposito in futuro.

Traduzione in italiano a cura di Note di Storia, pubblicata a solo scopo divulgativo e per facilitare la comprensione del testo.