NOTEdiSTORIA

Exactis dehinc partim in Burgundia, partim in Francia ferme tribus annis, Northmaniam vadit [ al. omit.], Abrincam ipsius provinciae urbem petit, ubi aliquandiu demoratur: post haec venit Beccum, et magistrum quemdam nomine Lanfrancum, virum videlicet valde bonum, praestanti religione ac sapientia vere nobilem, videre, alloqui, et cohabitare volens. Excellens siquidem fama illius circumquaque percrebuerat, et nobilissimos quosque clericorum ad eum de cunctis mundi partibus agebat. Anselmus igitur viro adito, eumque singulari quadam sapientia pollere agnito, ejus se magisterio subdit, eique post modicum familiaris prae caeteris discipulis fit. Occupatur die noctuque in litterarum studio, non solum quae volebat a Lanfranco legendo, sed et alios quae rogabatur studiose docendo. Propter quae studia, cum corpus vigiliis, frigore et inedia fatigaret [ al., fatigaretur], venit ei in mentem quia si aliquando monachus, ut olim proposuerat, esset, acriora quam patiebatur, eum pati non oporteret, [ al., oportet], nec tunc sui laboris meritum perderet, quod nunc utrum sibi maneret, non prospiciebat [ al., perspiciebat]. Hoc ergo mente concepto, totam intentionem suam ad placendum Deo dirigere coepit, et spernendo mundum cum oblectaminibus [ al., oblectationibus] suis, revera cupit fieri monachus.

Dopo aver trascorso circa tre anni tra la Borgogna e la Francia, Anselmo si diresse in Normandia e si recò nella città di Avranches, dove rimase per qualche tempo.

Successivamente si recò a Bec, desiderando vedere, conoscere e abitare accanto a un maestro di nome Lanfranco, uomo di grande virtù, eminente per religione e sapienza, e davvero nobile nello spirito.

La sua eccellente fama si era ormai diffusa ovunque, attirando a lui i più nobili tra i chierici, provenienti da ogni parte del mondo.

Anselmo, dunque, avvicinò Lanfranco e, riconoscendo in lui una straordinaria sapienza, si mise sotto il suo insegnamento e ben presto divenne a lui più familiare di tutti gli altri discepoli.

Si dedicò giorno e notte allo studio delle lettere, non solo leggendo con diligenza ciò che desiderava apprendere da Lanfranco, ma anche insegnando con impegno agli altri ciò che gli veniva richiesto.

Per via di tali studi, il suo corpo si affaticava a causa delle veglie, del freddo e del digiuno.

Fu allora che gli venne in mente che, se un giorno fosse diventato monaco, come in passato aveva desiderato, non gli sarebbe stato richiesto di sopportare privazioni più dure di quelle che già stava affrontando, né avrebbe perso il merito delle sue fatiche, mentre ora non sapeva se il suo attuale sforzo avrebbe avuto un valore duraturo davanti a Dio.

Concepito dunque questo pensiero, iniziò a rivolgere tutta la sua intenzione al piacere di Dio e, disprezzando il mondo con le sue attrattive, desiderò sinceramente farsi monaco.

Traduzione in italiano a cura di Note di Storia, pubblicata a solo scopo divulgativo e per facilitare la comprensione del testo.