NOTEdiSTORIA

Qualiter autem erga subditos se habebat, det Deus ad aemulationem praelatorum posse quid vel modicum dici. Cum primum igitur prior factus fuisset, quidam fratres ipsius coenobii facti sunt aemuli ejus, videntes et videndo invidentes illum praeponi. quem juxta conversionis ordinem judicabant sibi debere postponi. Itaque turbati, aliosque turbantes, scandala movent, dissensiones pariunt, sectas nutriunt, odia fovent: at ipse cum his qui oderunt pacem, erat pacificus (Psal. CXIX, 7), et detractionibus eorum reddebat officia fraternae charitatis, malens vincere malitiam in bono, quam a malitia eorum vinci in malo (Rom. XII, 21). Quod, miserante Deo, factum est, siquidem illi animadvertentes eum omnimodis pure ac simpliciter in cunctis actionibus suis incedere, neque quod jure blasphemari posset in illo residere, mala voluntate in bonam mutata; dicta ejus et facta in bono aemulari coepere. Verum ut clareat quo pacto id provenerit, unum ex ipsis exempli gratia ponam, quatenus agnito quo dolo Anselmi a sua pravitate sit mutatus, qualiter et alii per eum correcti sint, perpendatur.

Ma come si comportava con i suoi sottoposti? Dio conceda ai superiori la grazia di poter anche solo in minima parte imitarlo!

Dunque, quando fu per la prima volta nominato priore, alcuni fratelli del monastero diventarono suoi rivali, vedendolo e invidiandolo per la sua elevazione, poiché ritenevano che, secondo l’ordine della loro conversione, egli avrebbe dovuto essere posto in una posizione inferiore rispetto a loro.

Così, turbati e a loro volta turbando gli altri, provocarono scandali, generarono dissensi, alimentarono divisioni e fomentarono l’odio.

Ma egli, come dice il Salmo: "Io sono per la pace, ma quando ne parlo, essi vogliono la guerra" (Sal 119, 7), restava pacifico con coloro che detestavano la pace. E alle loro calunnie rispondeva con gesti di fraterna carità, preferendo vincere la loro malizia con il bene piuttosto che essere vinto dal male (Rom 12, 21).

E, per misericordia di Dio, così avvenne: infatti, accorgendosi che in ogni sua azione egli si muoveva con assoluta purezza e semplicità e che in lui non vi era nulla che potesse essere biasimato con giusta ragione, quei monaci cambiarono la loro cattiva volontà in una buona e iniziarono a imitare le sue parole e le sue opere nella virtù.

Ma affinché sia chiaro come ciò sia avvenuto, ne riporterò un esempio tra questi fratelli, in modo che, comprendendo con quale stratagemma Anselmo lo abbia distolto dalla sua perversità, si possa anche valutare come per mezzo suo furono corretti anche gli altri.

Traduzione in italiano a cura di Note di Storia, pubblicata a solo scopo divulgativo e per facilitare la comprensione del testo.