Osbernus quidam nomine, aetate adolescentulus, ipsius erat monasterii monachus: ingenio quidem sagax, et artificiosis ad diversa opera pollens manibus, bonam in se bonae spei materiam praeferebat. Sed mores qui in eo valde perversi erant, ista multum decolorabant, et insuper odium quod omnino more canino contra Anselmum exercebat. Quod odium quantum ad se Anselmus non magni pendens; sed tamen mores illius concinere [ al., convenire] sagacitati ingenii ejus magnopere cupiens, coepit quadam sancta calliditate puerum piis blandimentis delinire, puerilia facta ejus benigne tolerare, multa nisi quae sine ordinis detrimento tolerari poterant concedere, in quibus et aetas ejus delectaretur, et effrenis animus in mansuetudinem curvaretur. Gaudet puer in talibus, et sensim a sua feritate [ al., veritate] ipsius demittitur animus. Incipit Anselmum diligere, ejus monita suscipere, mores suos componere. Quod ille intuens, prae caeteris eum familiariter amplectitur [ al. omit.], nutrit, fovet, et ut semper in melius proficiat omnibus modis hortatur et instruit. Dehinc paulatim ei quae concesserat puerilia, subtrahit; eumque ad honestam morum maturitatem provehere satagit. Non frustratur pia sollicitudo ejus, proficiunt in juvene ac roborantur sacra monita ejus. Ergo ubi de firmitate boni studii adolescentis se posse confidere animadvertit, mox omnes pueriles actus in eo resecat, et si quid reprehensionis eum admittere comperit, non modo verbis, sed et verberibus in eo acriter [ al., acrius] vindicat. Quid ille? Aequanimiter cuncta sustinet, confirmatur in proposito omnis religionis, fervet in exercitio discendae omnis sanctae actionis, suffert patienter aliorum contumelias, opprobria, detractiones, servans erga omnes affectum sincerae dilectionis. Laetatur pater in his, ultra quam dici possit, et diligit filium sancto charitatis igne, plusquam credi possit.
Vi era un certo monaco nel monastero, di nome Osberno, un giovane adolescente. Era dotato di grande intelligenza ed eccelleva nell’abilità manuale per diversi tipi di lavori, mostrando in sé una buona predisposizione per un futuro promettente. Tuttavia, i suoi costumi, che erano assai perversi, offuscavano di molto queste qualità, e inoltre nutriva un odio ostinato contro Anselmo, un odio che esercitava con ferocia, quasi fosse un cane rabbioso.
Anselmo, per quanto lo riguardava, non dava grande peso a tale ostilità; tuttavia, desiderando ardentemente che i costumi di quel giovane si accordassero alla sua sagacia naturale, iniziò con un certo santo inganno ad attirarlo con dolci parole, a tollerare con benevolenza le sue intemperanze giovanili e a concedergli molte cose, purché non fossero in contrasto con la disciplina monastica.
Così facendo, riusciva a offrire al giovane delle concessioni in cui potesse trovare piacere e, al tempo stesso, piegare gradualmente il suo animo indomito verso la mansuetudine.
Il ragazzo ne fu compiaciuto, e a poco a poco il suo spirito cominciò a liberarsi della sua ferocia. Prese a voler bene ad Anselmo, ad accogliere i suoi consigli e a correggere i propri costumi.
Notando questi cambiamenti, Anselmo lo accolse con particolare affetto, lo nutrì, lo protesse e con ogni mezzo lo incoraggiò e lo istruì affinché progredisse costantemente nel bene.
In seguito, poco alla volta, iniziò a sottrargli le concessioni fatte in precedenza e si impegnò a condurlo verso una matura rettitudine di costumi.
La sua santa sollecitudine non fu vana: il giovane progredì nella disciplina e si rafforzò nella virtù.
Dunque, quando Anselmo si accorse di poter confidare nella solidità del suo impegno, eliminò del tutto da lui ogni comportamento infantile e, se lo sorprendeva in qualche colpa, non si limitava più ai rimproveri verbali, ma lo correggeva con severità anche con le percosse.
E lui, come reagì?
Accettò tutto con animo sereno, si confermò nel proposito della vita religiosa, ardeva di zelo nell’apprendere ogni azione santa, sopportava con pazienza le ingiurie, le offese e le calunnie degli altri, mantenendo verso tutti un affetto di sincera carità.
Il padre si rallegrava di tutto questo più di quanto si possa dire e amava quel figlio con un fuoco di carità più grande di quanto si possa credere.
Traduzione in italiano a cura di Note di Storia, pubblicata a solo scopo divulgativo e per facilitare la comprensione del testo.