Quod si quispiam audire voluerit qualiter haec obedientis verba defuncti, ipse Anselmus fuerit interpretatus, brevi accommodet aures. Ter, inquit, antiquus serpens insurrexit in eum, quia de peccatis quae post baptismum priusquam a parentibus ad servitium Dei in monasterium offerretur [ al. omit.], commiserat, illum diabolus accusavit; de peccatis etiam quae post oblationem parentum ante suam professionem fecerat, illum accusavit; de peccatis nihilominus, quae post professionem ante obitum suum egerat, illum accusavit. Sed ter cecidit in semetipsum, quia peccata quae in saeculo constitutus admiserat, per fidem parentum, quando eum Deo obtuderunt, deleta invenit. Et peccata, quae postmodum in monasterio degens ante suam professionem fecerat, in ipsa professione deleta invenit. Peccata etiam quae post professionem ante obitum suum egerat, per veram confessionem, et poenitentiam deleta atque dimissa in ipso ejus obitu confusus invenit: sicque malignus [ al., malignas] versutias suas quibus eum ad peccandum illexerat, justo Dei judicio in se ad cumulum suae damnationis retorqueri ingemuit. Et ursarius Domini Dei liberavit eum: ursarii Dei, boni angeli sunt. Sicut enim ursarii ursos, ita angeli malignos daemones a sua saevitia coercent et opprimunt, ne nobis noceant [ al., tantum noceant], quantum volunt.
Se qualcuno desidera ascoltare in che modo lo stesso Anselmo interpretò le parole dell’obbediente defunto, presti attenzione per un breve momento.
Disse Anselmo:
*«Il serpente antico insorse contro di lui tre volte, perché il diavolo lo accusò dei peccati che aveva commesso dopo il battesimo, prima di essere offerto al servizio di Dio nel monastero dai suoi genitori; lo accusò anche dei peccati che aveva commesso dopo l’offerta dei suoi genitori ma prima della sua professione; e lo accusò infine dei peccati che aveva commesso dopo la professione e prima della sua morte.
Ma tre volte cadde su se stesso, perché i peccati commessi quando ancora viveva nel mondo furono trovati cancellati per la fede dei suoi genitori, quando lo offrirono a Dio; i peccati che successivamente aveva commesso nel monastero, prima della sua professione, furono trovati cancellati al momento stesso della sua professione; e i peccati che aveva commesso dopo la professione, prima della morte, furono trovati cancellati e perdonati attraverso la vera confessione e la penitenza, in punto di morte.
Così il maligno dovette riconoscere, con vergogna, che le sue perfide astuzie, con le quali aveva cercato di indurlo al peccato, per giusto giudizio di Dio ricaddero su di lui, aumentando la sua condanna.
E l’orsario del Signore Dio lo liberò. Gli orsari di Dio sono i buoni angeli: infatti, così come gli addestratori dominano gli orsi, allo stesso modo gli angeli reprimono e sottomettono i demoni maligni, affinché non ci nuocciano tanto quanto vorrebbero.»*
Traduzione in italiano a cura di Note di Storia, pubblicata a solo scopo divulgativo e per facilitare la comprensione del testo.