Verumtamen adolescentibus atque juvenibus praecipua cura [ al., praecipuam curam] intendebat, et inquirentibus de hoc rationem, sub exemplo reddebat. Comparabat cerae juvenis aetatem, quae ad informandum sigillum apte est temperata. Nam si cera, inquit, nimis dura vel mollis fuerit, sigillo impressa [ al., impresso] ejus figuram in se nequaquam ad plenum recipit. Si vero ex utrisque, duritia scilicet atque mollitie, discrete habens sigillo imprimitur, tunc forma sigilli omnino perspicua et integra redditur. Sic est in aetatibus hominum. Videas hominem in vanitate hujus saeculi ab infantia usque ad profundam senectutem conversatum, sola terrena sapientem, et in his penitus obduratum. Cum hoc age de spiritualibus, huic de subtilitate contemplationis divinae loquere, hunc secreta coelestia doce rimari, et perspicies eum nec quid velis quidem posse videre. Nec mirum indurata cera est, in istis aetatem non trivit [ al., nutrivit], aliena ab istis sequi didicit. Econtrario consideres puerum aetate ac scientia tenerum, nec bonum nec malum discernere valentem, nec te quidem intelligere de hujusmodi disserentem: Nimirum mollis cera est et quasi liquens, nec imaginem sigilli quoquo modo recipiens. Medius horum adolescens et juvenis est, ex teneritudine atque duritia congrue temperatus. Si hunc instruxeris, ad quae voles informare valebis. Quod ipse animadvertens juvenibus majori sollicitudine invigilo, procurans cuncta in eis vitiorum germina exstirpare, ut in sanctarum exercitiis virtutum postea competenter edocti, spiritalis in se transforment imaginem viri.
Tuttavia, egli dedicava un’attenzione particolare ai giovani e agli adolescenti, e quando gli si chiedeva la ragione di questa scelta, rispondeva con un esempio. Paragonava l’età giovanile alla cera, che è adatta a ricevere l’impronta di un sigillo solo quando ha la giusta consistenza. Infatti, diceva: Se la cera è troppo dura o troppo molle, una volta impressa dal sigillo, non riesce a riceverne pienamente la figura. Se invece è ben equilibrata tra durezza e morbidezza, allora l’impronta del sigillo risulterà chiara e perfetta.
Lo stesso accade nelle età degli uomini. Prendi, ad esempio, un uomo che, dalla sua infanzia fino alla vecchiaia, ha vissuto immerso nelle vanità di questo mondo, senza altro sapere che quello terreno, e che ormai è completamente indurito in queste cose. Parla con lui di questioni spirituali, discorri con lui della sottigliezza della contemplazione divina, insegnagli a scrutare i misteri celesti, e vedrai che non sarà in grado nemmeno di capire ciò che vuoi dire. Non c’è da meravigliarsi: la sua cera si è indurita, la sua età non è stata nutrita con queste cose e ha imparato a seguire tutt’altro.
Al contrario, considera un bambino, ancora tenero d’età e di conoscenza, incapace di distinguere il bene dal male, e che nemmeno comprende il tuo discorso su tali argomenti: è come cera molle, quasi liquida, incapace di ricevere in alcun modo l’impronta del sigillo.
Tra questi due estremi si colloca l’adolescente e il giovane, la cui indole è giustamente equilibrata tra tenerezza e fermezza. Se lo istruisci, potrai formarlo come desideri.
Avendo ben compreso questo, egli vegliava con maggiore sollecitudine sui giovani, impegnandosi a estirpare in loro ogni germe di vizio, affinché, educati adeguatamente nelle pratiche delle sante virtù, potessero successivamente trasformarsi nell’immagine perfetta dell’uomo spirituale.
Traduzione in italiano a cura di Note di Storia, pubblicata a solo scopo divulgativo e per facilitare la comprensione del testo.