NOTEdiSTORIA

Alio quodam tempore eidem Anselmo mandatum ab uno de principibus Northmanniae est, quatenus ad se in Angliam transire volentem [ al., vellet], cum propter alia negotia, tum ut sua prece iter illius per marina pericula tueretur, [ al. omit.] veniret. Ascendit, jam dies mutui colloquii in vesperam declinabat, et principem de hospitando Anselmo nulla cura detinebat. Quod ubi Anselmo innotuit, nihil super re [ al., se] cuiquam locutus, accepta licentia loco decessit. Eunti autem, et quo diverteret incertum habenti (Beccus enim longe aberat) occurrit unus de monachis Becci, volens illuc ire, quo eum sciebat principis colloquio detineri. Interrogat ergo eum Anselmus quo tendat, ac deinde quid consilii de suo hospitio ferat. Respondit: Et quidem, Pater, hospitium qualecunque non longe habemus, sed quid vobis et fratribus praeter panem et caseum apponetur, nihil habemus. At ille subridens: Bone vir, ait, ne timeas, imo citus [ al., citius] procede, et misso reti in vicinum amnem, statim invenies piscem qui sufficiet omnibus nobis. Ille accepto mandato praevolat, accitoque piscatori, quid Anselmus jusserit, intimat, ac ut velocius rete in fluvium jactet, jubet, hortatur et obsecrat. Admiratus ille, parere petenti moratur, ridendum potius quam attentandum quod dicebat fore, praenuntians. Tandem tamen a fratre coactus, contra spem rete jecit, et illico tructam insolitae magnitudinis cum alio quodam pisciculo cepit. Tertius piscator ad factum et obstupefactus, asseruit se jam per viginti annos recessus aquae illius rimasse, et nunquam hujusmodi tructam in ea reperire potuisse. Parata igitur et viro apposita, juxta verbum ejus sibi et suis copiose suffecit et superabundavit.

Un’altra volta, un principe della Normandia mandò a chiamare Anselmo, chiedendogli di recarsi da lui in Inghilterra, sia per altre questioni, sia affinché, con la sua preghiera, proteggesse il viaggio del principe dai pericoli del mare.

Anselmo si mise in viaggio e, quando giunse a destinazione, il giorno del loro incontro volgeva ormai alla sera. Tuttavia, il principe non si preoccupò minimamente di offrirgli ospitalità.

Quando Anselmo se ne rese conto, senza dire nulla a nessuno, prese congedo e lasciò il luogo.

Mentre si allontanava, incerto su dove avrebbe potuto trovare alloggio (dato che Bec si trovava lontano), incontrò un monaco del monastero di Bec, il quale stava proprio recandosi dove sapeva che Anselmo si trovava, trattenuto dal colloquio con il principe.

Anselmo gli chiese quindi dove fosse diretto e poi quale consiglio potesse dargli riguardo al suo pernottamento.

Il monaco rispose:

«Padre, in verità, abbiamo non lontano una qualche forma di ospitalità, ma non abbiamo nulla da offrirvi e ai fratelli, se non pane e formaggio.»

Allora Anselmo, sorridendo, gli disse:

«Buon uomo, non temere! Anzi, affrettati, e getta la rete nel vicino fiume: troverai subito un pesce che basterà per tutti noi.»

Il monaco, ricevuto il comando, corse avanti e, incontrato un pescatore, gli riferì quanto Anselmo aveva ordinato, supplicandolo di gettare subito la rete nel fiume.

Il pescatore, stupito, esitava a obbedire, prevedendo che ciò che veniva richiesto fosse più da ridere che da tentare.

Tuttavia, costretto dal monaco, gettò la rete contro ogni aspettativa e subito catturò una trota di straordinaria grandezza, insieme a un altro piccolo pesce.

Sbalordito da ciò che era accaduto, il pescatore affermò di aver esplorato quel fiume per vent’anni e di non aver mai visto una trota di simili dimensioni in quelle acque.

Così il pesce fu preparato e servito all’uomo di Dio e ai suoi compagni, e, proprio come aveva detto, bastò abbondantemente per tutti loro, anzi, ne avanzò.

Traduzione in italiano a cura di Note di Storia, pubblicata a solo scopo divulgativo e per facilitare la comprensione del testo.