NOTEdiSTORIA

Inter haec, cum jam et dictis et scriptis suis mores sui in nullo discordarent, totam suae mentis intentionem in contemptum mundi composuisset, et his solis quae Dei erant totum studium suum infixisset, contigit ut infirmitate correptus graviter affligeretur. Sed ipse in Deo semper [ al. omit.] idem existens, languore paulisper sedato, extra se per mentis excessum raptus vidit fluvium unum rapidum atque praecipitem, in quem confluebant omnium fluxuum [ al., fluminum] purgaturae, et quarumcunque rerum terrae lavaturae. Videbatur itaque aqua ipsa nimis turbida et immunda, et omni spurcitiarum sorde horrida. Rapiebat igitur in se quidquid attingere poterat, et devolvebat tam viros quam mulieres, divites et inopes simul. Quod cum Anselmus vidisset, et tam obscenam revolutionem illorum miseratus unde viverent, aut unde sitim suam refocillarent qui sic ferebantur, inquireret; accepissetque responsum, eos ea qua trahebantur aqua vivere delectarique, indignantis voce inquit [ al., si inquit]: Quomodo? Tali ne aliquis coeno potatus vel pro ipso hominum pudore se ferret? Ad hoc ille qui comitabatur eum: Ne mireris, ait; torrens mundi est quod vides, quo rapiuntur et involvuntur homines mundi; et adjecit: Visne videre quid sit verus [ al., vere] monachatus? Respondit: Volo. Duxit ergo illum quasi in conseptum cujusdam magni et ampli claustri, et dixit ei: Circumspice. Aspexit, et ecce parietes claustri illius obducti erant argento purissimo [ al., omit. et candidissimo.] Herba quoque mediae planitiei virens erat et ipsa argentea, mollis quidem et ultra humanam opinionem delectabilis. Haec [ al., nec] more alterius herbae sub his qui in ea pausabant, leniter flectebatur, et surgentibus ipsis, et ipsa erigebatur. Itaque locus ille totus erat amoenus, et praecipua jucunditate repletus; hunc ergo ad inhabitandum elegit sibi Anselmus. Tunc ductor ejus dixit ei: Eia! vis videre quid sit patientia vera? Ad quod cum ille magno cordis affectu gestiret, et se id quam maxime velle responderet, ad se subito reversus, et visionem, et visionis demonstratorem dolens ac gemebundus pariter amisit. Duas autem quas viderat visiones intelligens, secumque revolvens, eo magis unius horrorem fugere, quo alterius amoenitate studuit delectari. Totum ergo deinceps sese dedit in hoc, ut verus [ al., vere] monachus esset, et ut vitam monachicam firma ratione comprehenderet, aliisque proponeret [ al., praeponeret,] nec est privatus desiderio suo. Quod quidem, ut aestimo, aliquantum percipi poterit ex verbis ejus, quae per vices huic opusculo indere rati sumus, juxta quod series gestae rei quam suscepimus enarrare postulabit. Nec enim mihi videtur pleniter posse pertingi ad notitiam institutionis vitae illius, si descriptis actibus ejus quis vel qualis fuerit in sermone taceatur.

Nel frattempo, poiché le sue parole e i suoi scritti erano perfettamente coerenti con il suo modo di vivere, e avendo ormai rivolto tutta l’intenzione della sua anima al disprezzo del mondo, dedicandosi interamente solo alle cose di Dio, accadde che fu colpito da una grave infermità e ne soffrì molto.

Tuttavia, restando sempre lo stesso in Dio, quando la malattia si attenuò per un momento, fu rapito fuori di sé in un’estasi e vide un grande fiume impetuoso e vorticoso, nel quale confluivano tutte le acque luride degli altri corsi d’acqua, nonché le impurità e i residui di ogni cosa lavata sulla terra.

L’acqua di quel fiume appariva estremamente torbida e immonda, orribile per la quantità di sudiciume e sporcizia che conteneva.

Trascinava con sé tutto ciò che riusciva a toccare, inghiottendo uomini e donne, ricchi e poveri indistintamente.

Anselmo, osservando quella scena, si commosse per la sorte di coloro che venivano così travolti e, chiedendosi da dove prendessero il cibo e come placassero la loro sete quelli che erano trascinati via, ricevette questa risposta:

«Essi si nutrono e si dilettano proprio di quell’acqua nella quale vengono trasportati.»

A queste parole, Anselmo esclamò con indignazione:

«Come può essere? Chi mai si abbevererebbe in un simile fango? Anche solo per rispetto della dignità umana, nessuno dovrebbe accettare una simile condizione!»

Allora colui che lo accompagnava gli disse:

«Non stupirti. Ciò che vedi è il torrente del mondo, nel quale gli uomini mondani vengono trascinati e sommersi.»

Poi aggiunse:

«Vuoi vedere cosa significa il vero monachesimo?»

Anselmo rispose:

«Sì, lo desidero con tutto il cuore.»

Allora la guida lo condusse in un vasto e ampio chiostro, e gli disse:

«Guarda intorno a te.»

Anselmo osservò e vide che le pareti di quel chiostro erano rivestite di argento purissimo.

Anche l’erba che cresceva al centro della pianura era d’argento, verde e rigogliosa, ma al tempo stesso morbida e di una dolcezza incredibile, superiore a ogni immaginazione umana.

A differenza dell’erba comune, non si piegava sotto il peso di chi vi si sdraiava, ma si fletteva dolcemente e, quando si rialzavano, tornava subito in posizione eretta.

L’intero luogo era splendido e colmo di una gioia ineffabile.

Anselmo, dunque, lo scelse come dimora.

Allora la sua guida gli disse:

«Vuoi vedere cosa significa la vera pazienza?»

Anselmo, con grande desiderio, rispose che lo voleva più di ogni altra cosa.

Ma in quell’istante fu improvvisamente riportato in sé e, con grande dolore e lamento, perse sia la visione sia colui che gliela stava mostrando.

Riflettendo sulle due visioni e meditandole nel suo cuore, tanto più si sforzò di fuggire l’orrore della prima, quanto più si lasciò affascinare dalla bellezza della seconda.

Da quel momento in poi si dedicò interamente a essere un vero monaco, cercando di comprendere con ferma ragione la vita monastica e di anteporla a qualsiasi altra cosa, e non fu privato del desiderio che aveva nel cuore.

Ciò, come credo, potrà essere compreso in parte anche dalle sue stesse parole, che abbiamo deciso di inserire in diversi punti di questo scritto, secondo quanto richiederà il corso della narrazione.

Infatti, non mi sembra possibile comprendere pienamente la sua regola di vita se, dopo aver descritto le sue azioni, si tace su chi egli fosse e quale fosse il suo modo di parlare.

Traduzione in italiano a cura di Note di Storia, pubblicata a solo scopo divulgativo e per facilitare la comprensione del testo.