NOTEdiSTORIA

Olga, con suo figlio Svjatoslav, radunò un esercito numeroso e valoroso e marciò contro i Drevljani e i Drevljani le andarono incontro.

Quando i due eserciti presero a combattersi, Svjatoslav gettò la sua lancia contro i Drevljani, e la lancia passò fra gli orecchi di un cavallo e colpì una zampa dell’animale, perché egli non era che un bambino. E Svenal’d e Asmud dissero: «Il principe ha già cominciato la battaglia, che la družina si slanci dietro al principe». E dispersero i Drevljani. I Drevljani fuggirono e si rinchiusero nelle loro fortezze.

Olga attaccò con suo figlio la città di Iskorosten’, perché là il suo sposo era stato ucciso, e pose, insieme al figlio, l’assedio, mentre i Drevljani si chiusero in città e si difesero energicamente poiché sapevano, avendo ucciso il principe, ciò che li attendeva se si fossero arresi.

E Olga stette un anno senza potersi impossessare della città. E immaginò allora l’inganno seguente: inviò [ambasciatori] alla città per dire: «Che cosa sperate? Tutte le vostre città si sono sottomesse a me e pagano il tributo e lavorano i campi della propria terra e voi, per non pagare il tributo, volete morire di fame?». I Drevljani risposero: «Accorderemmo volentieri il tributo, ma tu vuoi vendicare il tuo sposo».

E Olga disse loro: «Ho già vendicato il mio sposo le due volte che siete venuti a Kiev e la terza volta quando ho fatto la cerimonia funebre in suo onore. Non voglio più vendicarmi, voglio ricevere da voi un piccolo tributo e, conclusa la pace con voi, tornerò indietro».

I Drevljani dissero: «Cosa ci chiedi? Noi ti daremo volentieri miele e pellicce». Ella rispose loro: «Non avete più né miele, né pellicce; io chiedo una piccola cosa: datemi tre colombi e tre passeri per ogni cortile, poiché non voglio imporvi tributi pesanti, come fece mio marito, ma vi chiedo questa piccola cosa, perché siete già stremati dall’assedio».

Contenti, i Drevljani presero da ogni casa tre colombi e tre passeri e li inviarono umilmente a Olga. Olga disse loro: «Poiché vi siete arresi a me e a mio figlio, ritornate nella vostra città, io me ne andrò domani per tornare alla mia città». I Drevljani, felici, rientrarono in città e raccontarono ciò al popolo e gli abitanti della città si rallegrarono.

Olga distribuì a ciascuno dei suoi soldati un colombo e un passero e ordinò a ciascuno di legare alle zampe dei due uccelli un pezzo di tessuto intriso di zolfo con una cordicella e, quando venne il crepuscolo, Olga ordinò ai suoi soldati di liberare i colombi e i passeri. I colombi e i passeri volarono verso i loro nidi, gli uni verso la colombaia, gli altri sotto i tetti e così presero fuoco le colombaie, le capanne, le torri, le stalle, e non ci fu casa che non fu raggiunta dal fuoco e non si poté estinguerlo perché tutte le case bruciarono insieme. E gli abitanti della città fuggirono e Olga ordinò al suo esercito di catturarli.

Così prese la città e la incenerì, e catturò i vecchi della città e degli altri alcuni li fece uccidere, altri li dette come schiavi ai suoi uomini e fece pagare tributo agli ultimi rimasti. E impose loro un gravoso tributo, e i due terzi del tributo erano per Kiev, l’altro terzo per Vyšgorod, per Olga, poiché Vyšgorod era la città di Olga. E Olga percorse il paese dei Drevljani con suo figlio e la sua družina, fissando leggi e tributi. Si vedono ancora oggi le loro residenze e le loro riserve di caccia. E ritornò alla sua città, Kiev, con suo figlio Svjatoslav, e vi rimase un anno.