Hortaris, venerabilis pater Augustine, ut sicut beati viri Athanasius episcopus et Hieronymus presbyter stylo prosecuti sunt vitas sanctorum Pauli et Antonii in eremo positorum, sicut etiam Martini venerabilis episcopi Turonensis Ecclesiae Severus servus Dei luculento sermone contexuit; sic etiam ego beatissimi Ambrosii episcopi Mediolanensis Ecclesiae meo prosequar stylo. Sed ego ut meritis tantorum virorum, qui muri Ecclesiarum sunt, et eloquentiae fontes; ita etiam sermone me imparem novi. Tamen quia absurdum esse opinor, quod praecipis, declinare, ea quae a probatissimis viris, qui illi ante me astiterunt, et maxime ab sorore ipsius venerabili Marcellina didici, vel quae ipse vidi, cum illi astarem, vel quae ab iis cognovi, qui illum in diversis provinciis post obitum ipsius se vidisse narrarunt, vel quae ad illum scripta sunt, cum adhuc obiisse nesciretur: adjutus orationibus tuis, et meritis tanti viri, licet inculto sermone, breviter strictimque describam; ut lectoris animum etsi sermo offenderit, brevitas tamen ad legendum provocet: nec verborum fucis veritatem obducam, ne dum scriptor elegantiae pompam requirit, lector tantarum virtutum amittat scientiam, quem non magis phaleras, pompasque verborum, quam virtutem rerum, gratiamque Spiritus sancti spectare conveniat. Siquidem noverimus viatores gratiorem habere aquam brevi vena stillantem, forte cum sitiunt, quam profluentis fontis rivos, quorum copiam sitis tempore reperire non possunt. Et hordeaceus panis dulcis solet esse etiam his qui centenis vicibus ferculorum quotidiani convivii copias ructare consuerunt. Sed et hortorum amoena mirantibus herbae agrestes placere consueverunt.
Venerabile padre Agostino, mi esorti a seguire l’esempio del beato vescovo Atanasio e del presbitero Girolamo, che con il loro stile hanno raccontato le vite dei santi Paolo e Antonio, vissuti nel deserto, così come anche Severo, servo di Dio, ha descritto con parole luminose la vita del venerabile vescovo Martino di Tours. Mi chiedi di fare altrettanto con la vita del beatissimo Ambrogio, vescovo della Chiesa di Milano.
Ma io so bene di non essere all’altezza né dei meriti di uomini tanto grandi, veri baluardi della Chiesa e fonti di eloquenza, né della loro maestria nello scrivere. Tuttavia, ritengo che sarebbe un errore sottrarmi a quanto mi comandi. Perciò, riferirò ciò che ho appreso da uomini degnissimi che lo hanno conosciuto prima di me, e in particolare dalla sua venerabile sorella Marcellina; racconterò quanto ho visto personalmente mentre gli ero accanto, ciò che ho saputo da coloro che lo incontrarono in varie regioni dopo la sua morte, e le lettere che gli furono scritte quando ancora non si sapeva che fosse deceduto.
Con l’aiuto delle tue preghiere e dei meriti di un uomo così grande, descriverò tutto con uno stile semplice e conciso. Se il lettore sarà urtato dal mio linguaggio poco raffinato, la brevità lo incoraggerà comunque alla lettura. Non intendo mascherare la verità con ornamenti verbali, perché se l'autore si preoccupa troppo dell’eleganza dello stile, il lettore rischia di perdere la conoscenza di tante virtù: infatti, non è lo splendore delle parole, ma la grandezza delle azioni e la grazia dello Spirito Santo che devono essere contemplate.
Sappiamo bene che i viandanti, quando hanno sete, apprezzano più una piccola sorgente che stilla poche gocce d’acqua piuttosto che i torrenti abbondanti, il cui flusso non sempre si trova nel momento del bisogno. E perfino il pane d’orzo può sembrare dolce a chi è abituato ai banchetti più sfarzosi. Inoltre, chi ammira la bellezza dei giardini coltivati talvolta si lascia sorprendere dalla grazia spontanea delle erbe selvatiche.
Traduzione in italiano a cura di Note di Storia, pubblicata a solo scopo divulgativo e per facilitare la comprensione del testo.