NOTEdiSTORIA

Ordinato itaque catholico sacerdote, Mediolanum revertitur, ibique supradictae Justinae mulieris innumeras insidias sustinuit, quae muneribus atque honoribus adversus sanctum virum oblatis, populum excitabat. Sed infirmorum animi talibus promissis decipiebantur; promittebat enim tribunatus, et diversas alias dignitates iis, qui illum de ecclesia raptum, ad exsilium perduxissent. Quod cum multi conarentur, sed Deo praesule, perficere non valerent, unus infelicior caeteris, nomine Euthymius, in tantum furorem excitatus est, ut juxta ecclesiam sibi domum pararet, atque in eadem carrum constitueret, quo facilius raptum, superpositum carpento ad exsilium perduceret. Sed iniquitas ejus in verticem ipsius descendit (Psal. VII, 17); post annum etenim eodem die quo illum rapere se arbitrabatur, in eodem carpento impositus, de eadem domo ipse ad exsilium destinatus est, reputans sibi justo judicio Dei id in se esse conversum; ut in eo carpento dirigeretur ad exsilium, quod ipse paraverat Sacerdoti. Cui non minimum solatii Sacerdos praebuit, dando sumptus, vel alia quae erant necessaria.

Dopo aver ordinato un vescovo cattolico, Ambrogio fece ritorno a Milano, dove dovette affrontare le innumerevoli insidie della già menzionata Giustina. Questa donna, con doni e onori, cercava di aizzare il popolo contro di lui, ingannando gli animi più deboli con promesse di cariche pubbliche e onorificenze. Prometteva tribunati e altre dignità a chiunque avesse catturato Ambrogio e lo avesse condotto in esilio.

Molti tentarono di eseguire questo piano, ma, con Dio a protezione di Ambrogio, nessuno vi riuscì. Tra questi, il più sventurato fu un uomo di nome Eutimio, che si lasciò trascinare da un tale furore da costruirsi una casa nei pressi della chiesa e predisporre al suo interno un carro, così da poter facilmente rapire Ambrogio e trasportarlo in esilio.

Tuttavia, la sua iniquità ricadde su di lui stesso, come dice la Scrittura: «La sua malvagità ricada sul suo capo» (Salmo 7,17). Infatti, esattamente un anno dopo, nello stesso giorno in cui aveva pianificato di deportare Ambrogio, fu lui stesso caricato su quel carro e mandato in esilio. Comprendendo che ciò era avvenuto per giusto giudizio divino, riconobbe il castigo come rivolto contro di lui.

Nonostante tutto, Ambrogio non serbò rancore e gli offrì aiuto, fornendogli il necessario per il viaggio e per le sue esigenze.

Traduzione in italiano a cura di Note di Storia, pubblicata a solo scopo divulgativo e per facilitare la comprensione del testo.