NOTEdiSTORIA

Denique ex hoc tempore sedari coepit persecutio, quae Justinae furore accendebatur; ut Sacerdos de Ecclesia pelleretur. Tamen intra palatium multitudo Arianorum cum Justina constituta deridebat tantam Dei gratiam, quam Ecclesiae catholicae Dominus Jesus meritis martyrum suorum conferre dignatus est: venerabilemque virum Ambrosium narrabat pecunia comparasse homines, qui se vexari ab immundis spiritibus mentirentur; atque ita ab illo, sicut et a martyribus se torqueri dicerent. Sed hoc Judaico ore loquebantur Ariani, suppares scilicet eorum; illi enim de Domino dicebant, quoniam in Beelzebuth principe daemoniorum ejicit daemonia (Luc., XI, 15): isti de martyribus, vel de Domini Sacerdote loquebantur, quod non Dei gratia, quae per ipsos operabatur, immundi spiritus pellerentur; sed accepta pecunia se torqueri mentirentur. Clamabant enim daemones: Scimus vos martyres; et Ariani dicebant: Nescimus esse martyres. Jam hoc et in Evangelio legimus, ubi dixerunt daemones ad Dominum Jesum: Scimus te, quia sis Dei Filius (Marc., I, 24); et Judaei dicebant: Hic autem unde sit, nescimus (Joan., IX, 29). Sed non hic testimonium accipitur daemonum, sed confessio; unde miseriores Ariani vel Judaei, ut quod confitentur daemones, illi negent.

A partire da quel momento, la persecuzione scatenata dal furore di Justina contro Ambrogio e la Chiesa cattolica iniziò a placarsi. Tuttavia, all’interno del palazzo, un gruppo di ariani riunito con Justina continuava a deridere i prodigi che Dio aveva concesso alla Chiesa cattolica grazie ai meriti dei suoi martiri.

Costoro diffondevano la calunnia secondo cui Ambrogio avrebbe pagato delle persone affinché fingessero di essere possedute da spiriti immondi e simulassero di essere liberate da lui e dai martiri attraverso esorcismi.

Ma queste accuse non erano nuove: gli ariani parlavano con la stessa malizia dei Giudei che accusavano Cristo di scacciare i demoni per mezzo di Belzebù, il principe dei demoni (Luca 11,15). Così, mentre i demoni stessi gridavano «Noi sappiamo che siete martiri!», gli ariani replicavano «Noi non sappiamo che siano martiri!».

Lo stesso era accaduto nel Vangelo: quando i demoni riconobbero Gesù e dissero «Sappiamo che sei il Figlio di Dio!» (Marco 1,24), i Giudei risposero con incredulità «Di costui non sappiamo da dove venga» (Giovanni 9,29).

Non è dunque la testimonianza dei demoni a essere accolta, bensì la loro confessione involontaria. Gli ariani, come i Giudei, si rivelano persino più miserabili, poiché rifiutano di riconoscere ciò che persino gli spiriti immondi confessano apertamente.

Traduzione in italiano a cura di Note di Storia, pubblicata a solo scopo divulgativo e per facilitare la comprensione del testo.