NOTEdiSTORIA

Fuerunt etiam duo cubicularii tunc temporis Gratiani imperatoris de haeresi Arianorum, qui tractanti Episcopo quaestionem proponerent, ad quam audiendam altero die ad basilicam Portianam se adfuturos promiserant; erat enim quaestio de incarnatione Domini. Sed alio die miserandi homines superbiae tumore completi, nec memores promissorum, contemnentes Deum in Sacerdote ipsius, nec plebis exspectantis considerantes injuriam, immemores etiam dictorum Dominicorum, quoniam qui scandalizaverit unum ex minimis istis, oportet ut mola asinaria collo ejus alligetur, et demergatur in profundum maris (Matth., XVIII, 6), ascendentes in rhedam, quasi gratia gestandi, civitatem egressi sunt, exspectante Sacerdote et plebe in Ecclesia constituta. Sed hujus contumaciae quis finis fuerit, horresco referens; subito enim praecipitati de rheda, animas emiserunt, atque corpora illorum sepulturae sunt tradita. Sanctus vero Ambrosius cum ignoraret quid factum esset, nec diutius posset plebem tenere, ascendens pro tribunali, de eadem quaestione quae fuerat proposita, sermonem adorsus est, dicens: Debitum, fratres, cupio solvendum, sed hesternos meos non invenio creditores, et reliqua quae scripta sunt in libro, qui de Incarnatione Domini intitulatur (Tom. II, pag. 703).

In quel periodo, due camerieri dell’imperatore Graziano, appartenenti all’eresia ariana, avevano proposto un dibattito con il vescovo Ambrogio su una questione riguardante l’Incarnazione del Signore. Avevano promesso di presentarsi il giorno successivo alla basilica Portiana per ascoltare la risposta del vescovo.

Tuttavia, il giorno stabilito, accecati dalla superbia e dimentichi della loro promessa, decisero di disprezzare Ambrogio e la Chiesa cattolica. Ignorarono l’attesa della folla riunita nella basilica e, con arroganza, salirono su una carrozza per lasciare la città, come se si trattasse di una semplice passeggiata. Non considerarono l’ingiustizia di abbandonare l’incontro né il pericolo di scandalizzare i fedeli, nonostante l’ammonimento evangelico:

«Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato nel profondo del mare.» (Matteo 18,6)

Ciò che accadde in seguito fu terribile: improvvisamente, furono sbalzati dalla carrozza e morirono sul colpo. I loro corpi furono sepolti, ma il destino delle loro anime rimase un ammonimento per tutti.

Nel frattempo, Ambrogio, ignaro dell’accaduto, attendeva nella basilica con la folla riunita. Non potendo trattenere oltre il popolo, salì sulla tribuna e iniziò il suo discorso sulla questione proposta, dicendo con tono solenne:

«Fratelli, desidero restituire il debito della risposta, ma non trovo più i miei creditori di ieri.»

Le sue parole e la predica che seguì furono poi raccolte nel trattato "De Incarnatione Domini".

Traduzione in italiano a cura di Note di Storia, pubblicata a solo scopo divulgativo e per facilitare la comprensione del testo.