Per idem tempus cum vir illustris Probus puerum suum notarium, qui spiritu immundo graviter vexabatur, direxisset ad Episcopum, egressum ex Urbe dimisit diabolus, timens ad virum sanctum perduci. Atque ita puer quamdiu Mediolani apud Episcopum fuit, nulla in illo diaboli dominatio apparuit: sed ubi egressus Mediolano est, et prope Urbem pervenit, idem spiritus qui illum antea habuerat, vexare eum coepit. Qui cum interrogaretur ab exorcistis, cur quamdiu Mediolani fuisset, non in illo apparuisset; confessus est diabolus timuisse se Ambrosium, et ideo recessisse ad tempus, atque exspectasse in illo loco, ubi ab illo recesserat, donec reverteretur: quo revertente, vas quod deseruerat, repetisset.
Nello stesso periodo, Probo, un uomo di grande prestigio, inviò dal vescovo Ambrogio un suo giovane notaio, che era gravemente tormentato da uno spirito immondo.
Appena il ragazzo lasciò Roma per recarsi a Milano, il demonio che lo possedeva lo abbandonò, temendo di essere portato davanti al santo vescovo. Durante tutto il tempo in cui il giovane rimase a Milano accanto ad Ambrogio, non mostrò alcun segno di possessione, come se fosse stato liberato.
Tuttavia, quando lasciò Milano e si avvicinò di nuovo a Roma, il medesimo spirito maligno tornò a tormentarlo.
Gli esorcisti lo interrogarono, chiedendogli perché non si fosse manifestato durante la permanenza a Milano. Il demonio rispose confessando che aveva temuto Ambrogio e perciò si era momentaneamente allontanato, aspettando fuori dalla città. Non appena il ragazzo fosse tornato a Roma, egli avrebbe ripreso possesso del corpo che aveva abbandonato.
Traduzione in italiano a cura di Note di Storia, pubblicata a solo scopo divulgativo e per facilitare la comprensione del testo.