Postea vero quam Mediolanum reversus est, posito imperatore in Ecclesia, de eadem causa tractavit in populo. In quo tractatu introduxit Domini personam loquentis imperatori: Ego te ex ultimo imperatorem feci, ego tibi exercitum inimici tui tradidi, ego tibi copias quas ille adversum te exercitui suo praeparaverat, dedi, ego inimicum tuum in potestatem tuam redegi, ego de semine tuo supra solium regni constitui, ego te triumphare sine labore feci: et tu de me inimicis meis donas triumphos! Cui descendenti de exhedra imperator ait: Contra nos proposuisti hodie, Episcope. At ille respondit non se contra ipsum, sed pro ipso fuisse locutum. Tunc imperator: Re vera, inquit, dure praeceperam contra episcopum de synagoga reparanda: in monachos vero vindicandum esse. Ita et a comitibus qui in tempore aderant, dicebatur. Quibus Episcopus: Ego quidem cum imperatore nunc ago, vobiscum vero mihi aliter agendum est. Atque ita obtinuit ut illa quae statuta fuerant, revocarentur: nec prius ad altare accedere voluit, nisi fide sua imperator illum agere debere testaretur. Cui Episcopus: Ergo ago fide tua. Respondit imperator: Age fide mea. Qua sponsione iterata, jam securus peregit Sacerdos divina mysteria. Haec autem scripta sunt in epistola, quam ad germanam suam fecit (Epist. 41): in qua tractatum inseruit, quem eodem die habuit de baculo nuceo, qui a propheta Hieremia visus esse describitur.
Dopo essere tornato a Milano, Ambrogio affrontò pubblicamente l’argomento della ricostruzione della sinagoga, parlando davanti al popolo e alla presenza dell’imperatore Teodosio, che egli stesso aveva convocato in chiesa.
Durante il suo discorso, Ambrogio fece parlare il Signore rivolgendosi all’imperatore, dicendo:
«Io ti ho fatto imperatore partendo dall’ultimo gradino. Io ti ho consegnato l’esercito del tuo nemico. Io ti ho dato le sue truppe, che egli aveva preparato contro di te. Io ho messo il tuo nemico sotto il tuo potere. Io ho posto un discendente della tua stirpe sul trono. Io ti ho concesso di trionfare senza fatica. E tu osi dare il trionfo ai miei nemici?»
Uscito dalla tribuna, l’imperatore si avvicinò ad Ambrogio e gli disse: «Oggi hai parlato contro di noi, vescovo.» Ma Ambrogio replicò: «Non ho parlato contro di te, ma per il tuo bene.»
Allora Teodosio, riconoscendo l’errore, ammise: «È vero, ho dato un ordine troppo severo riguardo alla ricostruzione della sinagoga e alla punizione dei monaci.»
Anche i suoi consiglieri presenti confermarono l’errore. A questo punto, Ambrogio disse: «Io ora sto trattando con l’imperatore, ma con voi mi comporterò in un altro modo.»
Ambrogio ottenne dunque la revoca dell’ingiusta disposizione. Tuttavia, si rifiutò di accedere all’altare finché Teodosio non avesse pubblicamente dichiarato di aver agito secondo la vera fede.
L’imperatore allora disse: «Dunque, agisci secondo la mia fede.»
E Ambrogio rispose: «Allora agirò secondo la tua fede.»
Ripetuta questa promessa, Ambrogio si rassicurò e celebrò i divini misteri.
Questo episodio è raccontato nella Epistola 41, che Ambrogio inviò a sua sorella, nella quale incluse anche il sermone che pronunciò lo stesso giorno sulla visione del bastone di mandorlo del profeta Geremia.
Traduzione in italiano a cura di Note di Storia, pubblicata a solo scopo divulgativo e per facilitare la comprensione del testo.