Igitur posito in administratione praefecturae Galliarum patre ejus Ambrosio, natus est Ambrosius. Qui infans in area praetorii in cuna positus, cum dormiret aperto ore, subito examen apum adveniens, faciem ejus atque ora complevit; ita ut ingrediendi in os, egrediendique vices frequentarent. Quae pater, qui propter cum matre vel filia deambulabat, ne abigerentur ab ancilla, quae curam nutriendi infantis susceperat, prohibens (sollicita enim erat ne infanti nocerent) exspectabat patrio affectu, quo fine illud miraculum clauderetur. At illae post aliquamdiu evolantes, in tantam aeris altitudinem sublevatae sunt, ut humanis oculis minime viderentur. Quo facto territus pater ait: Si vixerit infantulus iste, aliquid magni erit. Operabatur enim jam tunc Dominus in servuli sui infantia, ut impleretur quod dictum est: Favi mellis sermones boni (Prov., XVI, 24); illud enim examen apum scriptorum ipsius nobis generabat favos, qui coelestia dona annuntiarent, et mentes hominum de terrenis ad coelum erigerent.
Mentre suo padre Ambrogio era impegnato nell'amministrazione della prefettura delle Gallie, nacque Ambrogio. Ancora in fasce, mentre dormiva nella culla nel cortile del pretorio, un improvviso sciame di api si posò sul suo volto e sulla sua bocca, entrando e uscendo ripetutamente dalla sua bocca aperta.
Suo padre, che in quel momento passeggiava nei pressi con la madre e la figlia, impedì alla nutrice di scacciare le api. La donna, preoccupata che potessero nuocere al bambino, avrebbe voluto allontanarle, ma il padre, mosso da un sentimento paterno, attese per vedere come si sarebbe concluso quel prodigio. Dopo un po', le api si alzarono in volo e si sollevarono a un'altezza tale da non essere più visibili all'occhio umano.
Sbigottito, il padre esclamò: «Se questo bambino vivrà, sarà qualcuno di grande.»
Infatti, già in quel momento il Signore operava nella sua infanzia affinché si compisse la profezia: «Le parole buone sono come favi di miele» (Proverbi 16,24). Quello sciame di api simboleggiava i dolci favi della sua futura eloquenza scritta, che avrebbe annunciato i doni celesti e sollevato le menti degli uomini dalle cose terrene a quelle divine.
Traduzione in italiano a cura di Note di Storia, pubblicata a solo scopo divulgativo e per facilitare la comprensione del testo.