Romano, Costantino e Stefano inviarono degli ambasciatori a Igor’ per rinnovare l’antico trattato di pace. Igor’ discusse con loro della pace, inviò i suoi uomini da Romano. Romano riunì i bojari e i dignitari. E introdussero gli ambasciatori russi, e si ordinò di trascrivere su pergamena quanto si conveniva tra le due parti. «Conformemente all’altro trattato stipulato al tempo degli imperatori Romano, Costantino e Stefano, signori amanti di Cristo. «Noi della stirpe russa, ambasciatori e mercanti: Ivor, ambasciatore di Igor’, gran principe russo, e gli ambasciatori ordinari: Vuefast per Svjatoslav figlio di Igor’, Iskusevi per la principessa Ol’ga, Sludy per Igor’ [nipote del Gran principe Igor’], Uleb per Vladislav, Kanicar per Predslava [figlia di Igor’], Šichbern per Sfandra, la sposa di Uleb, Prasten per Turd, Libiar per Fast, Grim per Sfirk, Prasten per Akun, nipote di Igor’, Kary per Tudkov, Karšev per Turodov, Egri per Evliskov, Voist per Voïkov, Istr per Amindov, Prasten per Bern, Javtjag per Gunarev, Šibrid per Aldan, Kol per Klekov, Steggi per Eton, Sfirka, Alvad per Gud, Fudri per Tuad, Mutur per Utin; i mercanti: Adun’, Adulb, Iggivlad, Oleb, Frutan, Gomol, Kuci, Emig, Turobid, Furosten, Bruny, Roald, Gunastr, Frasten, Inegeld, Turbern e l’altro Turbern, Uleb, Turben, Mony, Ruald, Sven’, Aldan, Tilen, Apoub’ksar, Vuzlev e Sinko Borič, inviati da Igor’, gran principe russo, e da tutti i principi e tutti i popoli della terra di Rus’. Da loro ci fu ordinato di rinnovare il vecchio trattato di pace, violato da anni dal demone nemico del bene e amico della discordia, e di consolidare l’antica amicizia tra i Greci e i Russi. «Il nostro gran principe Igor’ e i suoi principi e bojari e tutti i popoli russi ci hanno inviato da Romano, Costantino e Stefano, grandi imperatori della Grecia, per confermare l’amicizia con questi imperatori e con tutti i loro bojari e con tutto il popolo greco per tutto il tempo che il sole brillerà ed esisterà l’universo. «E chiunque dei Russi cercasse di rompere questa pace, se è di coloro che hanno ricevuto il battesimo, sia punito da Dio onnipotente e condannato a perire in questa vita e nell’altra. Se invece è fra i non battezzati, che non riceva aiuto né da Dio, né da Perun, che non sia riparato dai loro scudi, ma sia trafitto dalle sue stesse spade, dalle sue frecce, dalle altre armi, e che siano schiavi in questo secolo e in quelli futuri. «Il gran principe di Russia e i suoi bojari inviino ai Greci, ai grandi imperatori greci, quante navi a loro piaccia con ambasciatori e mercanti. Come allora imposto, gli ambasciatori portavano un sigillo d’oro, mentre i mercanti d’argento, ma ora il nostro principe ha stabilito di inviare uno scritto al vostro imperatore. E gli ambasciatori e i mercanti da lui inviati dovranno portare lo scritto che specifica «Ho inviato tante navi», affinché noi riconosciamo coloro che vengono in pace. Ma se essi venissero senza scritto, ce le consegneranno e noi le sorveglieremo e le tratterremo e avvertiremo il vostro principe. Se essi non volessero arrendersi e opponessero resistenza, essi saranno messi a morte e il vostro principe non cerchi ragione di tale morte. Se essi fuggissero e giungessero nella Rus’, noi scriveremo al vostro principe e si procederà secondo volontà. «Se un Russo arriva senza merci, non riceva il mensile. E il principe vieti ai suoi inviati e ai Russi, che qui verranno, di commettere eccessi nei villaggi della nostra terra. Coloro che vengono dimorino a San Mamas [quartiere suburbano di Costantinopoli], e il nostro imperatore manderà qualcuno per trascrivere i loro nomi e solo dopo riceveranno il proprio mensile, gli ambasciatori la loro paga e i mercanti il mensile; per primi riscuoteranno quelli di Kiev, poi quelli di Černigov e di Perejaslavl’. Essi devono entrare in città da un’unica porta scortati da un uomo dell’imperatore, senza armi, a gruppi di cinquanta uomini per volta; si occupino del loro commercio seguendo i propri interessi e poi se ne vadano via. L’ufficiale dell’impero li sorvegli e se qualcuno dei Russi o dei Greci commetterà qualche torto, egli lo giudichi. I Russi, entrando in città, non arrechino danno e non comprino tessuti preziosi per più di cinquanta monete d’oro [o “sovrani”] e chiunque li acquisti deve mostrarli all’ufficiale dell’impero e questi la sigillerà [sdoganerà] e gliela renderà. E partendo i Russi ricevano da noi i viveri occorrenti per il viaggio e quanto sarà necessario per i vascelli, così come si è prima stabilito, e ritornino salvi nel loro paese. Essi non hanno il diritto di passare l’inverno a San Mamas. «Se uno schiavo fugge dalla Russia e lo si viene a cercare nel vostro impero, se è a San Mamas lo si riprenda. Se non lo si trovasse, allora i Russi cristiani facciano giuramento secondo la loro fede e i non cristiani secondo la loro usanza e solo dopo essi riceveranno l’equivalente del suo prezzo, già fissato di due tele preziose per servo. «Se qualcuno del nostro impero o della vostra città oppure un servo nostro di altra città si rifugia presso di voi portando con sé della refurtiva, lo si restituisca e, se la roba sottratta è nella sua integrità, gli siano prese due monete d’oro per ogni cosa sottratta. Se un Russo prova a rubare qualcosa alle genti del vostro impero, sia punito severamente e paghi il doppio del valore di ciò che avrà rubato. Se un Greco fa lo stesso a un Russo, subisca la medesima punizione. Se un Russo ruba qualcosa a un Greco, o un Greco a un Russo, è giusto che renda non solamente la cosa stessa, ma anche il valore di quella cosa. Se la cosa rubata è stata venduta, il ladro paghi il doppio del valore e sia punito secondo la legge greca e secondo il codice e la legge russa. «Se un Russo porta dei prigionieri cristiani del nostro paese: se è un giovane uomo o una giovane donna, si paghino dieci monete d’oro per il loro riscatto, se sono persone di età media si paghino otto monete d’oro per il loro riacquisto, se è un bambino o un vecchio, si diano cinque monete d’oro. «Se si trovassero tra i Greci degli schiavi russi, i Russi potranno riscattarli con dieci monete d’oro. Se è un Greco ad averli comperati, faccia giuramento sulla croce per ricevere il prezzo pagato per loro. «Riguardo al Chersoneso e alle sue città, sia precluso al principe russo di far la guerra in quelle terre e in tutte le città esistenti in quella regione e quel territorio non gli sia sottomesso. Se il principe russo ci chiederà dei soldati per la guerra, gliene saranno consegnati quanti ne avrà bisogno. Se i Russi trovano una nave greca gettata in qualche luogo dalla tempesta, essi non la tocchino. Colui che sottrarrà qualcosa da questa nave o che mandi un uomo in prigione o lo uccida, sia giudicato secondo la legge russa e quella greca. «Se i Russi trovassero i Chersonesi che pescano alla foce del Dnepr, non si faccia loro alcun male. «I Russi non potranno passare l’inverno alla foce del Dnepr, né a Belobereg, né a Sant’Eterio, ma al volgere dell’autunno, dovranno tornare alle loro case nella Rus’. «Quanto ai Bulgari Neri che vengono a devastare il Chersoneso, noi chiediamo al principe russo di non permettere loro di recar danno a questa regione. «Se qualche crimine viene commesso dai Greci sudditi del nostro impero, voi non avete il diritto di punirlo, ma ciascuno sarà punito dall’ordine del nostro imperatore per i suoi delitti. Se un Cristiano uccide un Russo o un Russo un Cristiano, l’omicida sia catturato dai congiunti e ucciso. Se l’omicida fugge ed è ricco, i familiari della vittima prendano i suoi beni. Se l’omicida è povero e fugge, lo si ricerchi fino a quando non si trovi e, trovatolo, sia messo a morte. «Se un Russo colpisce un Greco o un Greco un Russo con la spada, la lancia o altra arma, paghi per questa colpa cinque libbre d’argento, secondo la legge russa; se è povero, si venda tutto ciò che possiede e pure i vestiti che indossa e infine lo si faccia giurare, secondo la sua fede, che egli non ha più nulla e solo allora lo si rilasci. «Se il nostro imperatore avesse bisogno di soldati per combattere i nostri nemici, si scriverà al vostro gran principe, ed egli ci invierà quanti soldati richiederemo, e così gli altri paesi vedranno quale amicizia esiste tra Greci e Russi.
«Abbiamo scritto questo trattato su due pergamene, e una di queste pergamene è per il nostro impero, sopra di essa c’è una croce e i nostri nomi scritti e sull’altra il nome dei vostri ambasciatori e dei vostri mercanti. E quanti del nostro impero partono con gli ambasciatori siano accompagnati dal gran principe russo Igor’ e dai suoi dignitari, Costoro, dopo aver ricevuto la pergamena, giureranno di osservare esattamente tutto ciò che è stato fissato e scritto sulla pergamena dove i nostri nomi sono trascritti. «Dunque, quelli di noi che sono cristiani hanno giurato nella chiesa di Sant’Elia, la cattedrale [di Kiev], davanti alla croce santa e a questa pergamena, di osservare tutto ciò che vi è scritto e di non trasgredirlo in nulla. E chiunque di noi se ne allontanasse, principe o altro, battezzato o meno, che non riceva alcun soccorso da Dio, che sia schiavo in questa vita e nella vita futura, e che perisca con le sue stesse armi. «E i Russi non cristiani depongano i loro scudi e le loro spade sguainate, i loro archi e le altre armi, e giurino che tutto ciò che è scritto su questa pergamena sarà osservato da Igor’ e da tutti i suoi bojari e da tutto il popolo russo in tutti i tempi e per sempre. Se dunque qualche principe o suddito russo violasse ciò che è scritto su questo foglio, che perisca con le sue stesse armi e sia maledetto da Dio e da Perun per aver violato il giuramento. «Finché il gran principe Igor’ sarà vivo, farà in modo che questa amicizia giusta resti immutata e si mantenga finché il sole splenderà e l’universo durerà nei secoli attuali e per sempre». Gli inviati di Igor’ tornarono da Igor’ assieme agli ambasciatori greci, e riferirono tutto ciò che aveva detto l’imperatore Romano. Igor’ chiamò gli ambasciatori greci e disse loro: «Ditemi ciò che vi ha ordinato l’imperatore». E gli ambasciatori dell’imperatore dissero: «L’imperatore ci ha inviati; egli ama la pace e vuole avere pace e amicizia con il principe della Rus’. I tuoi ambasciatori hanno raccolto il giuramento dei nostri imperatori, che ci hanno inviati per ricevere il tuo giuramento e quello dei tuoi uomini». Igor’ promise di fare ciò. L’indomani Igor’ chiamò gli ambasciatori e salì sulla collina dove si ergeva Perun, ed essi deposero i loro scudi, le loro armi e il loro oro, e Igor’ fece il giuramento così come i suoi uomini che erano pagani, mentre i Russi cristiani fecero il giuramento nella cappella di Sant’Elia che è eretta sul ruscello vicino al sobborgo dei Chazari ed era chiesa cattedrale perché molti Varjaghi e Chazari erano cristiani. Quando Igor’ ebbe suggellato la pace con i Greci, al momento di congedare gli ambasciatori, egli fece loro dono di pellicce, di schiavi e di cera e li congedò. Gli ambasciatori tornarono dall’imperatore, riportandogli tutto ciò che aveva detto Igor’ e della sua amicizia per i Greci.